L’importanza del lavoro personale del terapeuta
In tutte le discipline in ambito medico e terapeutico sono indispensabili una visione ed un approccio globali alla persona che comprendano tutti i piani, da quello fisico, mentale a quello emotivo e spirituale, al fine di poter osservare la persona nella sua totalità e fornire ad essa il miglior piano terapeutico possibile. Per fare ciò è necessario non solo sviluppare competenze che diano un supporto sul piano psicoterapeutico, fisico ed empatico ma anche e soprattutto implementare il proprio bagaglio esperienziale di lavoro su di sé per comprendere al meglio la persona che richiede aiuto, attingendo dalla propria capacità percettiva. E’ proprio il continuo lavoro personale che permette al terapeuta di ampliare e integrare la sua abilità percettiva sul piano di ascolto e osservazione del paziente, caratteristica fondamentale dell’approccio dell’osteopata. Questa peculiarità permette di integrare perfettamente l’approccio razionale clinico con quello percettivo sensibile ed attingere e scambiare informazioni con il paziente attraverso piani sempre più sottili e profondi. Una qualità che viene utilizzata ed esercitata nell’approccio biocinetico e biodinamico è quello che viene chiamato il tocco percettivo terapeutico, termine coniato dall’osteopata Dr. Rollin Becker, intendendo con esso un approccio di ascolto profondo e sovrasensibile attraverso le mani che richiede un elevato livello di sensibilità e consapevolezza per percepire i piani sottili al fine di lavorare e facilitare le forze vitali intrinseche del corpo. Risulta quindi indispensabile un continuo lavoro interiore da parte dell’osteopata di ricerca della neutralità, centratura e connessione spirituale (inteso non in senso religioso ma di relazione con l’universo), che permetta di percepire in modo assolutamente neutro e collaborare in completa sintonia con le forze involontarie correttive della natura. Una delle condizioni primarie in un trattamento osteopatico è quella di ricercare uno stato di neutralità tra il terapeuta, il paziente e l’ambiente che li ospita e questo comporta uno stato di massimo equilibrio tra corpo, mente e spirito. Il dott. Still affermava che per praticare l’arte dell’Osteopatia
è necessario imparare a comunicare e collaborare con le leggi naturali, non forgiate da mani umane

in modo tale da percepire la natura esprimersi attraverso un moto involontario, di ordine intrinseco e intenzione, mentre la mente con la sua volontà egoica deve rimanere distaccata ad osservare il suo lavoro perfetto. Questo implica un lavoro interiore nel raggiungere il miglior equilibrio possibile dal punto di vista fisico, mentale ed emotivo. René Briend, osteopata francese che ha riportato i concetti originali dell’osteopatia in Europa afferma:
L’Osteopatia è un percorso di vita prima di essere un percorso di vita professionale.
Il dott. Still già all’epoca trascorreva molto del suo tempo libero a contemplare la natura e meditare, avendo trascorso anche alcuni anni a contatto con la tribù Shawnee che viveva immersa e in perfetto accordo con la natura. Una delle principali pratiche utilizzate dall’osteopata nel lavoro di centratura e neutralità è la meditazione che, se praticata con costanza come attività di preparazione e riequilibrio, predispone il terapeuta a non sovraccaricarsi sul piano energetico e mantenere una posizione di neutralità, evitando di imporre le proprie forze o intenzioni sul paziente. E’ proprio questa neutralità che permette al corpo del paziente di esprimere le forze vitali intrinseche che animano tutte le funzioni corporee e di guidare il trattamento verso uno stato di salute.
Jeames Jealous, un osteopata americano che ha ricercato e trovato molte risposte ad una pratica terapeutica basata su un ascolto neutro, umile e compassionevole nel contatto con la natura, scrive nel suo libro Un’Odissea Osteopatica:
Una volta che avrete provato un profondo neutro in voi stessi, avrete maggiore certezza su quando il vostro ego ha il controllo e quando venite mossi verso la Salute. Essere neutri è la libertà di muoversi nella direzione della Salute, con facilità. E il tono di quella facilità dinamica non è presente quando il fulcro è l’interesse personale.