La Consapevolezza

Il termine Consapevolezza può individuare significati diversi in base all’ambito che viene considerato.

In psicologia si definisce Consapevolezza la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito e delle proprie risposte comportamentali e per questo viene considerato un processo cognitivo distinto da sensazione e percezione. Questo stato di comprensione può esercitarsi a livello conscio e inconscio.

Nel campo delle neuroscienze la Consapevolezza sorge dal tronco cerebrale e indica la capacità di percepire il mondo interno ed esterno integrando queste informazioni con i propri sentimenti, emozioni e obiettivi al fine di adottare un comportamento coerente con il proprio sentire.

Il concetto di Consapevolezza è spesso accostato a quello di Coscienza anche se quest’ultimo potrebbe limitarne il significato se interpretato dal punto di vista della percezione del solo stato cosciente.

In qualità di terapeuti, potremo definire Consapevolezza la capacità della persona di percepire su più piani uno stato di presenza e di essere che va al di là delle abilità sensoriali che raccolgono informazioni dal proprio corpo (intesa come corpo-mente) e dall’ambiente con cui ci relazioniamo. Questi piani sono rappresentati dall’integrazione tra le componenti fisica, fluido-energetica e spirituale in una visione unitaria del vivente che sta alla base dell’approccio dell’Osteopatia delle Origini.

“Prima di cercare la guarigione di qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare.”

Ippocrate

Ciò che per noi Osteopati in questo approccio è fondamentale al fine di poter essere d’aiuto alla persona nel suo percorso terapeutico è rappresentato dal raggiungere uno stato di consapevolezza non solo del proprio sentire in termini di sensazioni corporee, pensieri, emozioni ma anche e soprattutto del processo terapeutico che si mette in atto. In particolare la capacità di percepire ciò che si modifica in sé e il movimento che crea questo cambiamento sui vari piani come stato momentaneo di equilibrio sempre dinamico, rappresenta il punto di partenza per ogni pratica terapeutica. In particolare in osteopatia, dove si opera spesso con condizioni croniche o situazioni in cui sono coinvolti diversi aspetti della persona, da quello fisico a quello psicologico e/o spirituale, è necessario far comprendere i vari stadi del processo di guarigione messo in atto, se pur a volte difficili durante tutto il percorso. Questo fa sì che le Forze di Salute possano operare attraverso il sistema vivente che lo accoglie nel modo più efficace possibile per quella persona in quel momento. Ecco che così, il percorso terapeutico diventa un percorso esperienziale dove l’osservatore esterno è la persona stessa, che prende la piena responsabilità della propria salute. Nell’approccio dell’Osteopatia delle Origini questo aspetto è al centro della pratica in quanto rappresenta il vero potere trasformante.

“Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo.”

Eraclito

In questa visione nella pratica osteopatica è evidente a pari modo l’esigenza di operare attraverso uno stato di consapevolezza che permetta all’osteopata di sincronizzarsi con le Forze di Salute abbandonando la propria volontà egoica e offrire alla persona una Presenza in grado di supportare il percorso terapeutico. Ecco perché si sottolinea l’importanza per l’osteopata di raggiungere un buon Stato di Neutro ed una Centratura affinchè esso possa percepire la Volontà della Respirazione Primaria del Soffio di Vita e la persona possa affidarsi con fiducia ad esso.

Non muovere mai l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché difendendosi l’uno con l’altra, queste due parti mantengano il loro equilibrio e la loro salute.

Platone

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