Quando parliamo di responsabilità, ci riferiamo a diversi aspetti.
Il primo è quello relativo all’osteopata, il quale ha la responsabilità di ciò che riguarda la propria professionalità, di come si porta al paziente e di come opera con il trattamento. Come abbiamo scritto relativamente alla necessità del lavoro personale costante del professionista, dell’importanza della supervisione, ecco che l’osteopata necessariamente è responsabile di ciò che porta al paziente e di come si porta al paziente: non solo in ambito di competenze professionali, che ci piacerebbe dare per scontato, ma anche relativamente ai propri vissuti e alla loro elaborazione, con un costante lavoro terapeutico su di sé, per accompagnare il proprio paziente nel modo più “pulito” possibile. Il limite (conscio e inconscio) del terapeuta, spesso diventa il limite del paziente e del trattamento. Ben inteso, ciò è meravigliosamente umano, il limite è parte sana della relazione poiché realtà tangibile delle nostre esistenze, e al contempo può diventare un crogiolarsi nella propria “zona comfort”, che allora può trasformarsi in uno spazio meno sano nella relazione di aiuto. Il confine è sottile e va sempre osservato con onestà e apertura di cuore, per restare fuori dal giudizio e dentro alla profonda compassione verso di sé e verso l’altro.
Allo stesso modo, il paziente è responsabile della propria richiesta di aiuto, di “quanto e come si mette in gioco”, per così dire, per collaborare con l’osteopata durante i trattamenti e nel proprio quotidiano: anche qui, il paziente necessariamente è responsabile al rendersi disponibile, perlomeno consciamente e con l’esercizio della propria volontà, al proprio cambiamento. Ippocrate (460 a.C-370 a.C. circa) diceva:
Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare.
Anche qui, “dall’altra parte della relazione”, assenza di giudizio e compassione verso sé stessi (sempre per ciò che ci è possibile) fanno da terreno fertile: per permettere che ciò che si apre dalla richiesta di aiuto del paziente, alla raccolta di tale richiesta da parte dell’osteopata, al trattamento che di volta in volta si apre fra i due, diventi evoluzione da una condizione di minore equilibrio ad una di maggiore equilibrio ed omeostasi su tutti i piani dell’essere umano.